Altre invenzioni dal “fantasy editor” del Corriere
Come già segnalato in precedenti occasioni, quando Danilo Taino scrive di clima la realtà passa in secondo piano, messa da parte per far posto ad una narrazione personale basata sul pregiudizio ideologico e l’insulto gratuito.
Nell’articolo che ha occupato la parte centrale della prima pagina del Corriere della Sera del 1° aprile col titolo “Terra malata, la cura che divide gli scienziati”, e ripreso a pag. 23 col titolo “Ma l’allarmismo non aiuta a trovare soluzioni”, l’autore si è superato, con un testo in cui ogni frase non ha rapporto con i fatti, come qui mostriamo. (altro…) Quinto rapporto IPCC: (molti) impatti, (poco) adattamento, (grandi) vulnerabilità
È stato pubblicato oggi il Secondo Volume del Quinto Rapporto di Valutazione sui Cambiamenti Climatici dell’IPCC, il volume dedicato gli impatti, all’adattamento e alle vulnerabilità
I 30 capitoli (2562 pagine) dell’intero rapporto sono disponibili gratuitamente qui, mentre qui sono disponibili le 26 pagine della sintesi per i decisori politici e qui le 3 pagine delle risposte alle domande più frequenti.
Molto utili per capire la rilevanza anche di questo nuovo volume dell’IPCC sono la Comunicazione del Focal Point IPCC, le presentazioni (di Sergio Castellari e Riccardo Valentini) e il bel video di spiegazione resi disponibili dal CMCC.
Non è certo possibile riassumere la grande mole di dati e informazioni contenute nel rapporto.
Di seguito alcuni estratti (in corsivo) e brevi commenti su alcuni puinti che meritano una riflessione.
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Impatti sulla salute
“Anche escludendo l’anidride carbonica, alcune stime attribuiscono il 7% delle malattie ed altri rischi per la salute a scala globale ai gas climalteranti...”
“Vi sono dunque svariate politiche ambientali che, oltre a ridurre le concentrazioni di gas climalteranti, potrebbero anche giovare enormemente alla salute umana...”
“Infine, va notato che nelle regioni con un rapido sviluppo economico e sociale, gli impatti del cambiamento climatico sulla salute umana saranno ridotti, ma non eliminati”. (altro…) Da Bonn, aggiornamenti sui negoziati climatici

Ogni anno la Conferenza delle Parti (COP) della Convenzione Quadro dell’ONU sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC), attira l’attenzione di tutti gli organi di informazione. Tuttavia, i negoziati sul clima sono un processo continuativo, che non è limitato ad un singolo incontro annuale. Più volte l’anno vi sono incontri supplementari che, anche se poco seguiti dalla stampa, sono essenziali per mediare fra le posizioni dei diversi paesi.
Uno di questi incontri si è chiuso nella serata di Venerdì 14 Marzo a Bonn, in Germania. Formalmente, si è trattato della quarta parte della seconda sessione del gruppo di lavoro sulla Piattaforma di Durban (Ad Hoc Working Group on the Durban Platform for Enhanced Action, ADP 2-4). Il tema dell’incontro era duplice: in primo luogo continuare lo sviluppo di un trattato globale sul clima, da firmare entro il 2015 e da implementare entro il 2020. In secondo luogo definire un piano di mitigazione da oggi al 2020.
Come raccontato nei resoconti precedenti, all’interno di questi due filoni si sviluppa un grande varietà di tematiche, che vanno dalla finanza climatica all’efficienza energetica, al ruolo dei paesi in via di sviluppo. Rimandiamo chi fosse interessato ad un resoconto esaustivo dell’incontro al sommario dell’IISD. I documenti ufficiali riguardanti l’incontro sono invece disponibili direttamente sul sito dell’UNFCCC, compresi i video dei principali momenti negoziali (nella pagina webcast). (altro…)
Le “Madeleines” del negazionismo climatico
D'altronde, non potrebbe essere altrimenti: l’inverno 2014 è stato molto caldo, nonostante localmente ci siano state alcune anomalie fredde che hanno fatto tanto discutere i media.
Come già detto, è probabile che il prossimo arrivo di un forte El Nino, accoppiato ad una fase crescente della potenza solare, porti un nuovo record delle temperature globali, e metta la parole fine al dibattito sulla presunta “pausa” del riscaldamento globale (che ha fin troppe spiegazioni, come ha raccontato anche The Economist).
Leggere tesi negazioniste sulla carta stampata è quindi ormai qualcosa di raro; recentemente, dopo la lettura di uno di questi scritti, mi è capitato di provare non scontentezza o disappunto, ma una sorta di tenerezza, di malinconia per risentire dopo tanto tempo queste vecchie storie di tanti anni fa. Come se fossero delle Madeleines di proustiana memoria.
Il caso è stato l’articolo “Anthropogenic global warming: riflessioni sul consenso tra scienziati” del Prof. Ernesto Pedrocchi, pubblicato ne Il Giornale dell’Ingegnere, del febbraio 2014.
Il cuore dell’articolo è una critica infondata ad una ricerca di John Cook et al. del 2013, dal titolo “Quantifying the consensus on anthropogenic global warming”, pubblicata su Environmental Research Letters, che ha ribadito come ormai il consenso sul riscaldamento globale fra gli scienziati sia schiacciante. Una ricerca molto citata, anche in un tweet di Obama. (altro…) Prospettive di riduzione di gas serra dal trasporto su strada
Figura 1: emissioni medie di CO2 per le nuove auto immatricolate in Europa
E l’Italia? Complice la crisi e la nostra innata propensione a dare un occhio al portafogli domestico/famigliare con anche un po’ di lungimiranza (magari tramite l’acquisto di auto bi-fuel o di bassa cilindrata e peso [2]), l’Italia nel 2011 ha già raggiunto l’obiettivo europeo previsto per il 2015 ed è ulteriormente migliorata nel 2012 attestandosi a 126,2 g CO2/km, contro una media europea pari a 132,2 g CO2/km [3]: siamo secondi di pochissimo dietro solo ai nostri sempiterni amici/rivali francesi (124,4 g CO2/km nel 2012). (altro…)Il ruolo della mobilità elettrica nella riduzione delle emissioni di gas climalteranti
Più di vent’anni fa a Torino era possibile prendere a noleggio gratuitamente una FIAT Panda Elettra per muoversi per la città. Ricordo un breve giro su questa curiosa automobile a due soli posti, visto che tutta la parte posteriore era occupata da pesanti batterie al piombo, e dove tutto il resto della meccanica era invariato rispetto alla versione tradizionale. Era infatti dotata di cambio e frizione, elementi totalmente inutili con un motore come quello elettrico, che dispone di una coppia costante a tutti i regimi di utilizzo, e fino dall’inizio del movimento.
Poi più niente, sia per il problema non ancora del tutto risolto dell’accumulo dell’energia, sia per uno scarso interesse ad investire da parte delle case automobilistiche (generalmente piuttosto tradizionaliste e più inclini ad ottimizzare tecnologie esistenti che ad avventurarsi verso qualcosa di completamente innovativo), sia per una probabile azione di lobby avversa da parte delle compagnie petrolifere (si veda il film “Chi ha ucciso l’auto elettrica?”). (altro…) Capire il clima che cambia: le teleconnessioni NAO e El Niño
Se vedi qualcosa, dì qualcosa
Tra gli scienziati del clima, il consenso schiacciante è che stia avvenendo un cambiamento climatico causato dall’uomo. Una frangia della popolazione si aggrappa invece ad un rifiuto irrazionale della scienza consolidata. Questo ceppo virulento di anti-scienza infetta le aule del Congresso, le prime pagine dei grandi quotidiani e ciò che vediamo in TV, dando un’apparenza di dibattito che non dovrebbe esistere.
In realtà, gli scienziati del clima concordano largamente non solo sul cambiamento climatico in atto (da una rassegna della letteratura scientifica, il consenso risulta del 97%), ma anche sul fatto che dobbiamo contrastare rapidamente i pericoli di un pianeta che si riscalda. Se cerchiamo divergenze vere nella comunità scientifica, le troviamo su due fronti: le conseguenze precise dell’aumento della temperatura, e quali tecnologie e provvedimenti sono da preferire per ridurre su scala globale le emissioni dei gas serra.
Per esempio, dovremmo puntare tutto sul nucleare? Investire in impianti di energia eolica, solare, e geotermica e dispiegarli su vasta scala? Mettere un prezzo sulle emissioni di carbonio con il cap and trade o tassando direttamente le emissioni di CO2? Finché l’opinione pubblica non capisce i pericoli della nostra traiettoria attuale, è probabile che questi dibattiti siano vani.
Qui entrano in scena gli scienziati. A mio giudizio non è più accettabile che rimangano a guardare. Io ne so qualcosa. Non ho potuto far altro che entrare nella mischia. Sono stato perseguitato da magistrati eletti e minacciato di violenza, dopo una ricerca di quindici anni fa in cui, con altri colleghi, mostravamo che il riscaldamento medio dell’emisfero settentrionale era senza precedenti da 1.000 anni. Il nostro grafico “a mazza da hockey” divenne il bersaglio della guerra del clima e suscita tuttora l’ostilità di chi trasforma un problema di natura scientifica e sociale in uno strumento di partigianeria politica.
Che cosa dovrebbero fare quindi gli scienziati? Da una parte dello schieramento abbiamo James Hansen, l’illustre ex direttore del Goddard Institute of Space Studies della NASA passato alla disobbedienza civile per sottolineare i pericoli che intravede. E’ stato arrestato nel 2009 durante una protesta contro l’estrazione di carbone a cielo aperto, poi ancora nel 2011 e 2013 a Washington mentre si opponeva alla costruzione dell’oleodotto Keystone XL tra il Canada e il golfo del Texas. L’oleodotto, che sta per essere approvato dal Dipartimento di Stato, darebbe la stura al petrolio sporco ricavato dagli scisti bituminosi del Canada, segnando la fine della partita per il clima. (altro…) Il nuovo obiettivo europeo al 2030: -40% di emissioni di gas serra
Questi risultati sono tanto più significativi dal momento che l’economia europea è cresciuta di circa il 45% in termini reali dal 1990. Gli obiettivi 20-20-20 per emissioni di gas serra, le energie rinnovabili e il risparmio energetico hanno svolto un ruolo importante nell’impostazione delle strategie industriali in Europa.
Le emissioni di gas serra nel 2012 sono diminuite del 18% rispetto alle emissioni del 1990 e la citata Comunicazione della CE prevede che esse saranno ridotte del 24% entro il 2020 e del 32% entro il 2030, sulla base delle politiche già decise.
La quota di energia da fonti rinnovabili è aumentata al 13% nel 2012, in proporzione all’energia finale consumata e si prevede un ulteriore aumento al 21% entro il 2020 e del 24% entro il 2030. L'UE alla fine del 2012 ha installato circa il 44% dell'elettricità rinnovabile del mondo (escluso l’idroelettrico). L'intensità energetica dell'economia europea (l’energia per unità di PIL) si è ridotta del 24% tra il 1995 e il 2011, mentre il miglioramento da parte dell'industria è stato di circa il 30%. L'intensità di carbonio dell'economia dell'UE è diminuita del 28% tra il 1995 e il 2010. (altro…) I conflitti fra le politiche sul clima e sull’aria: il caso del diesel

Figura 1 Ripartizione percentuale delle emissioni di gas serra: Unione Europea a 27 (a sinistra) e Italia (a destra) nel 2010 (altro…)
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