Ma quanti errori, dott. Scafetta! – prima parte
Il notiziario dell’università di Padova, Il Bò, ha riferito di un seminario sul tema “I cambiamenti climatici, il contributo astronomico e il contributo antropico” con relatore Nicola Scafetta, docente della Duke University e uno dei due italiani che figura nell’elenco degli scienziati che si oppongono al consenso scientifico sul tema del riscaldamento globale (l’altro è Antonino Zichichi).
Incuriositi da alcune affermazioni poco sensate contenute nella breve sintesi di Monica Panetto, abbiamo ascoltato la conferenza disponibile su youtube.
La rilassatezza della pausa estiva ha permesso di arrivare alla fine delle due ore di intervento, in cui si possono ascoltare una quantità da record di imprecisioni, errori e falsità sul tema dei cambiamenti climatici; le affermazioni sono state trascritte e raggruppate per argomento.
Una prima parte, riguardante i gas serra e le temperature, i modelli climatici, l’IPCC, è riportata sotto in corsivo, seguita dai necessari commenti.
La seconda parte, relativa alla ciclomania e alla teoria astronomica proposta da Scafetta, sarà pubblicata in un prossimo post.
(altro…) Tre equazioni sul clima
Sono stato invitato a tenere una “lavagna in piazza” al Festivaletteratura di Mantova, Domenica 7 settembre alle ore 10.30 in Piazza Mantegna a Mantova: in mezz’ora, con l’ausilio di una lavagna, presenterò tre equazioni importanti per il tema dei cambiamenti climatici, spiegandone il significato e l’importanza per il clima attuale e futuro.
Quando ho accettato la proposta degli organizzatori, avevo pensato a queste tre:
(altro…) C’è ancora chi crede alla Groenlandia-terra-verde
La tesi negazionista è: poiché il vichingo Erik il Rosso ha dato quel nome ad un’isola oggi coperta dai ghiacci per l’84% della sua superficie, allora faceva molto più caldo di oggi e quindi non dovremmo preoccuparci del problema del riscaldamento globale.
È una tesi che si trova disseminata in tantissimi testi e commenti, perché è semplice da capire e accattivante. Ultimo a scriverla è stato Antonino Zichichi (vincitore del premio “A Qualcuno Piace Caldo” per il 2012), in un articolo pubblicato il 12 agosto su Il Giornale (premio AQPC 2009), intitolato “Ecco perché prendere il sole è un lavoro da scienziati”, un articolo contenente molte falsità, fra cui il passaggio:
“Il grande pubblico è convinto che la scienza della meteo-climatologia abbia capito tutto su passato, presente e futuro meteo-climatologico di questa navicella spaziale detta Terra, che gira attorno al Sole. Se così fosse la meteo-climatologia dovrebbe avere una matematica in grado di spiegare com'è nato l'enorme deserto del Sahara (che era una splendida distesa di verde) e come la Groenlandia («Terra verde» in inglese) sia diventata un'enorme distesa di ghiaccio…”
Sorvolando sulla sua ignoranza della matematica già documentata da altri, e promettendoci di ritornare su quella della meteorologia e del clima in un prossimo post, è facile smentire che la Groenlandia sia passata in soli 1000 anni da terra verde a un’enorme distesa di ghiaccio, come fatto ad esempio in questo ottimo post “Green greetings from GreenLand” su Mondi Sommersi.
(altro…)Climalteranti aderisce al Power Shift Italia
Si è costituito il mese scorso, dopo un incontro tenutosi al Progetto Manifattura di Rovereto, il Power Shift Italia, un coordinamento delle realtà italiane attive sul tema dei cambiamenti climatici. Il coordinamento intende essere il polo italiano della campagna internazionale Global Power Shift, finalizzata a creare pressione a livello internazionale per politiche decise contro i cambiamenti climatici.
I prossimi mesi saranno infatti molto importanti per le negoziazioni internazionali sui cambiamenti climatici. Il 23 settembre a NewYork si svolgerà il Climate Summit, promosso dal Segretario Generale dell’Onu; dall’1 al 12 dicembre a Lima si svolgerà la COP 20. Sono due tappe fondamentali per raggiungere un accordo legalmente vincolante sulle emissioni nel 2015 alla COP21 di Parigi , nel dicembre 2015. (altro…)
Bruciare più combustibili fossili per salvare milioni di vite ?
“Dovremmo oggi, in nome dei cambiamenti climatici, impedire al miliardo e duecento milione di individui che non ce l’hanno accedere all’elettricità e così salvare milioni di vite?”
Questa la domanda dello statistical editor del Corriere della Sera, Danilo Taino, in un articolo del 6 luglio 2014, intitolato “Sviluppo sostenibile, eterogenesi dei fini”.
L’eterogenesi dei fini consisterebbe nel fatto che volendo perseguire il nobile fine dello sviluppo sostenibile si creerebbe povertà energetica, che verrebbe invece alleviata se lo sviluppo fosse insostenibile e in particolare non si ponessero limiti all’uso dei combustibili fossili.
È questo un argomento non certo nuovo nel dibattito sul clima, proposto da anni da Bjorn Lomborg. È una tesi che sembra pratica, realistica, accattivante. La domanda posta da Taino ha la sua efficacia, e per come è posta sembra avere un’unica risposta: chi di noi se la sentirebbe di impedire a 1,2 miliardi di persone di non consumare l’elettricità che noi consumiamo? Chi non vorrebbe “salvare milioni di vite”? (altro…) Cambiamento climatico e sicurezza alimentare. 2) Il bacino dell’ Indrawati, Himalaya.
Nonostante la grande distanza e le differenza climatiche e topografiche, una potenziale evoluzione comune unisce Europa ed Asia, ed il cambiamento climatico potrebbe giocare un ruolo fondamentale.
Palazzoli et al. (2014;in review) hanno studiato l’impatto di potenziali cambiamenti climatici sull’agricoltura non irrigua nel bacino del fiume Indrawati, Nepal (Figura 1), utilizzando il modello SWAT. Il fiume ha origine nella fascia nevosa dell’Himalaya (a 5854 m slm) ed il territorio presenta una conformazione montuosa, con qualche zona pianeggiante in cui viene svolta l’attività agricola. Cereali come il riso, grano (frumento), il mais e il miglio sono le colture predominanti e l’economia agricola si base sulla vendita del raccolto (cash crop). Il riso è la coltura principale della regione, ma anche la coltivazione di frumento e mais è diffusa nel territorio. La complessa topografia del Nepal lo rende suscettibile agli effetti del cambiamento climatico, a fronte anche di una scarsa capacità di adattamento (Bhatt et al., 2013). Secondo studi recenti (WWF, 2012) il bacino dell’Indrawati si può considerare un’area povera in termini idrici, con rilevanti difficoltà di accesso all’acqua per via della topografia complessa e delle scarse politiche di supporto del governo. L’indice di povertà idrica, atto a misurare la possibilità di accesso all’acqua è valutato in quest’area pari a WPI = 52.5/100, mediamente povero. A titolo di esempio, secondo studi specifici condotti a livello nazionale su 147 paesi (Lawrence et al., 2002), valori estremi (massimo, minimo) dell’indice WPI sono stati valutati per la Finlandia (WPI = 77) ed Haiti (WPI = 35). L’Italia (WPI = 61) è classificata al 52° posto, mentre il Nepal (WPI = 54) è all’89° posto. (altro…) Le solite fasi del negazionismo climatico
Sul sito dell'AGI, agenzia di informazione di proprietà dell'ENI, dedicato ai problemi energetici è stato recentemente pubblicato un articolo sui cambiamenti climatici e le azioni di mitigazione. L'autore è un ingegnere nucleare ex docente di Energetica, ora emerito, del Politecnico di Milano, Ernesto Pedrocchi. Non è un sito di particolare rilevanza nel panorama dell'informazione sui cambiamenti climatici, ma è interessante l'impostazione dell'articolo.
La logica tipica del negazionismo climatico si svolge su più piani, come già mostrato in questo post. Si inizia negandone l'esistenza, poi che se esiste non è a causa della CO2, se dipende dalla CO2 è un bene e non è dovuto alle nostre emissioni, se proprio deve riscaldare è solo poco. E magari un po’ di riscaldamento fa bene, e comunque fare qualcosa costa troppo. Conclusione finale, non facciamo nulla e al massimo adattiamoci obtorto collo a questa sventura. Come corollario ci sono, prevedibilmente, l'IPCC, la disinformazione e la scienza corrotta,
Questa logica la ritroviamo ben in mostra nell'articolo e per questo è interessante vedere, sia pur schematicamente, cosa scrive. (altro…) Cambiamento climatico e sicurezza alimentare. 1) Il caso del mais in pianura padana.
Il cambiamento climatico mette a rischio la sicurezza alimentare del pianeta. Dopo il vertice RIO+20, con il documento “Il futuro che vogliamo”, che sottolineava l’importanza capitale di un’agricoltura sostenibile per migliorare la sicurezza alimentare (food security) a scala globale, anche il 5° rapporto IPCC sottolinea (AR5, WGII, Capitolo 7) come la sicurezza alimentare sia a rischio per il cambiamento climatico in atto:
“Gli effetti del cambiamento climatico sulle coltivazioni e sulla sicurezza alimentare sono evidenti in molte regioni del mondo (confidenza elevata). Gli impatti negativi delle tendenza climatiche sono stati più comuni degli impatti positivi. Tendenze positive sono visibili in alcune regioni ad elevata latitudine (confidenza elevata. Dall’ AR4 (ad oggi, ndr), ci sono stati diversi periodi di crescita rapida dei prezzi del cibo e dei cereali a seguito di eventi climatici estremi in regioni chiave per la produzione, a indicare una sensibilità dei mercati agli eventi estremi del clima, tra i vari fattori. Diversi di tali eventi sono diventati più probabili come risultato delle emissioni antropiche (confidenza media)”. (altro…) Notizie dagli USA: limiti alla CO2 delle centrali elettriche
Dopo l’imposizione di limiti alle emissioni delle auto dello scorso anno, il 2 Giugno la Environmental Protection Agency (EPA) statunitense ha reso pubblico il piano per la riduzione delle emissioni di CO2 dalle centrali elettriche chiesto dal Presidente Obama.
Il rapporto dell'EPA è un “mattone” di 700 pagine il cui obiettivo viene riassunto dai mass media nella riduzione del 30% delle emissioni di CO2 entro il 2030. Ovviamente c'è molto altro e ci vorrà tempo per “digerirlo”, ma qualche osservazione si può fare da subito.
La prima cosa da rilevare è che la riduzione prevista dal piano riguarda solo le emissioni del settore della produzione di energia elettrica. Questo è il singolo settore di maggior impatto (circa il 40% delle emissioni totali). Purtroppo i titolisti dei quotidiani e dei siti di informazione non sempre riflettono questo importante dettaglio, a scapito di una buona informazione ma anche del giornalista che ha scritto l'articolo e che riporta l'informazione correttamente nel testo (vedi ad esempio Rai News, Repubblica, Corriere).
Un altro dettaglio da sottolineare è l'anno di riferimento per la riduzione delle emissioni: in genere viene usato il 1990 mentre l'EPA usa il 2005. Se si tiene conto di questa differenza, rispetto al 1990 la riduzione delle emissioni del settore della produzione di energia elettrica risulta essere del 26. (altro…) Gli albori del negazionismo sul clima: la “strategia del tabacco”

I principali soggetti dell’attacco che gli era stato portato erano due fisici non più in servizio, entrambi di nome Fred: Frederick Seitz e S. (Siegfried) Fred Singer. Seitz era stato un fisico dello stato solido che aveva raggiunto posizioni di rilievo durante la seconda Guerra Mondiale, contribuendo alla costruzione della bomba atomica; in seguito divenne presidente dell’U.S. National Academy of Sciences. Anche Singer era un fisico, ma in particolare un esperto di razzi, che divenne una figura di primo piano nello sviluppo dei satelliti di osservazione terrestre. Svolse il ruolo di direttore del National Weather Satellite Service, poi direttore scientifico del Dipartimento dei Trasporti della amministrazione Reagan12. Entrambi possono essere definiti dei falchi, avendo vissuto con passione la minaccia rappresentata dall’URSS e la necessità di difendere gli Stati Uniti con l’adozione di armamenti high-tech. (altro…)
Quando la scienza si piega alla politica: il negazionismo climatico nel rapporto del Dipartimento dell’Energia USA
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